Prorogata fino al 14 ottobre, a Palazzo Mazzetti, in Asti, dopo quasi mezzo secolo il Piemonte propone una grande esposizione dedicata agli Etruschi, prima cerniera culturale fra il mondo mediterraneo e l’Europa celtica.
Una straordinaria occasione per ammirare una pregevole selezione di oggetti etruschi e greci, provenienti dai Musei Vaticani e dalle principali
raccolte italiane.
La sede di Asti non è casuale: viene infatti esposto, per la prima volta in città, l’elmo crestato villanoviano in bronzo, celato per molti secoli nelle acque del Tanaro e riportato alla luce alla fine dell’Ottocento. Il copricapo, simbolo del primo contatto fra Etruschi e comunità della valle del Tanaro, è il punto di partenza per approfondire le relazioni più remote fra il Mediterraneo greco e orientale e l’Occidente etrusco, lungo il “filo rosso” di quei poemi omerici che trasmisero nuovi ideali di vita e di comportamento alle aristocrazie etrusche e italiche.
L’elmo di Asti risale alla fase “villanoviana” (inizi del I millennio a.C.), cultura italiana dell’età del Ferro in cui identifichiamo i primi Etruschi, caratterizzata dal rituale funerario crematorio e dalla forte connotazione guerriera delle figure di potere.
La bevanda prescelta da queste antiche famiglie è un tradizionale vino italico ottenuto sin dall’età del Bronzo dalla vite vinifera silvestre e consumato in grandi tazze d’impasto.
Dall’VIII secolo a.C. il contatto con l’Oriente porta sulle mense dell’aristocrazia etrusca nuovi vasi e contenitori, e con essi la moda di bere un vino raffinato e “lucente”. Con l’introduzione della scrittura e con l’adozione di un’ideologia funeraria eroica e di un nuovo modo di banchettare, si affermano uno stile di vita aristocratico e modelli culturali assorbiti dai Fenici e dai Greci.
La mostra si articola in due parti, raccordate da un affascinante percorso nei sotterranei voltati in cotto di Palazzo Mazzetti.
La prima descrive la diffusione dell’ideale eroico e dei costumi “omerici” in Etruria, attraverso una serie di temi che caratterizzano le antiche fasi della civiltà etrusca: commercio, mito, oplitismo, atletismo, costume, cura del corpo.
Con la diffusione dell’epopea omerica nella nostra penisola muta l’autorappresentazione delle figure più autorevoli della società etrusca che aderiscono all’ideale del principe-eroe e si distinguono, oltre che per le capacità militari, anche
per le ingenti ricchezze accumulate e le pratiche cerimoniali.
Particolari ambientazioni richiamano le virtù dei principi e dell’aristocrazia etrusca: come la suggestiva ricostruzione,
con oggetti reali, di un guerriero-oplita di età arcaica, il cui volto è celato dalla splendida visiera in bronzo dai Musei
Vaticani. L’uomo etrusco si dedica anche all’attività sportiva e alla cura della persona; parimenti la donna utilizza balsami e unguenti di tradizione orientale, cui è dedicata un’area sensoriale con antiche fragranze.
Raffinate tempere ottocentesche che riproducono fedelmente due delle più rappresentative tombe dipinte di Tarquinia
- “delle Bighe” e “del Triclinio” – consentono infine di rivivere le atmosfere dei giochi atletici e delle cerimonie svolte
in omaggio dei nobili defunti.
La seconda parte della mostra si apre con il banchetto, nelle sue diverse rappresentazioni documentate da servizi di pregio, arredi ed eloquenti immagini di pittura e scultura. Il tema viene illustrato dalla ricomposizione originale di una tomba a camera dipinta (“della Scrofa nera”, le cui pitture furono staccate dall’ipogeo a scopo conservativo), con una vivace scena di convivio del V secolo a.C. Una delle più antiche scene di simposio viene invece rappresentata, con colori ancora vivissimi, sul timpano della tomba arcaica “Tarantola”. In mostra sarà inoltre riunificato per la prima volta il pregevole sarcofago dei Vipinana da Tuscania, con l’immagine del defunto banchettante sul coperchio e la rappresentazione del mito dei Niobidi sulla cassa.
La sezione si chiude con una suggestiva rassegna di immagini di Etruschi, composta da teste votive provenienti da santuari, con una successione di tipi, dal bambino in fasce all’anziano, fino a due volti grotteschi, di grande intensità
emotiva, usciti per l’occasione, in anteprima, dai depositi dei Musei Vaticani.
Chiude la mostra una rarità espositiva e un ritorno in terra piemontese. Viene infatti riproposto il lussuoso gabinetto “etrusco” del Castello di Racconigi, commissionato da re Carlo Alberto al genio artistico di Pelagio Palagi. Per la prima volta sono raccolti assieme disegni originali, arredi e decori dello studiolo neoclassico: un omaggio al rapporto fra Etruschi e Savoia e al gusto artistico “all’etrusca” che si diffuse in Europa fra Sette e Ottocento.
Il percorso espositivo sarà illustrato con attività didattiche – visite guidate, laboratori e lezioni introduttive – per scuole, famiglie e gruppi. La visita alla mostra sarà arricchita da serate a tema con degustazioni e possibilità di abbinare visite
alla città e al territorio.
PALAZZO MAZZETTI, costruito tra Seicento e Settecento su un nucleo di case medievali affacciato lungo corso Alfieri, testimonia l’ascesa di una nobile famiglia astigiana arricchitasi con l’attività della Zecca e con attenti investimenti immobiliari. La Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, proprietaria del palazzo, dopo un lungo e accurato restauro, lo restituisce alla cittadinanza nel suo antico splendore. L’edificio è visitabile dalle suggestive cantine, oggetto di scavi archeologici musealizzati, al piano terreno, dove gli ambienti di servizio sono stati trasformati in sede di esposizioni temporanee, fino al piano nobile con gli stucchi, i decori originali e le opere delle collezioni civiche.
Dal Martedì alla Domenica 9,30-19,30 (ultimo ingresso 18,30). Lunedì chiuso ad eccezione di lunedì 10 settembre.