Nato nel Castello dei Grisella a Moncucco Torinese e vissuto a metà fra il XIII e IV secolo, Jacopo da Moncucco (o Montecucco) è stato l’ultimo gran precettore d’Italia dell’Ordine dei Templari, uno dei più importanti sodalizi monastico-cavallereschi del Medioevo, fondato intorno al 1100 da Ugo de Payns, inizialmente sotto l’autorità del Patriarca di Gesuralemme e quindi del Pontefice.
Le ricerche di Bianca Capone Ferrari (che a Jacopo ha anche dedicato un romanzo storico) e di altri studiosi della L.A.R.T.I. (Libera Associazione di Ricercatori sui Templari Italiani), hanno permesso di accertare che questo frate guerriero, presumibilmente appartenente al ramo cadetto dei conti di Biandrate, era figlio di Uberto vissuto nella seconda metà del Duecento. Dissapori familiari lo spingono ad abbandonare il borgo natio per entrare nell’ordine dei cavalieri Templari, assieme al fratellastro Nicolò. Raggiungono Cipro, sede del Tempio, partecipando all’assedio di Acri contro i Mammalucchi e poi vagano per l’Europa. Jacopo diventa precettore della baliva di Santa Maria del Tempio a Bologna (carica che ricopre sicuramente dal 1290 al 1300), tenendo due capitoli; quindi diventa gran precettore di Lombardia (che comprende anche il Piemonte), Tuscia, Stati della Chiesa e Sardegna. Eletto gran precettore d’Italia nei primi mesi del 1303, presiede il capitolo celebrato a Bologna attorno al 1304.
Dopo una breve presenza alla mansione di S. Giustino d’Arno, vicino a Perugia, in qualità di cubiculario (sorta di funzionario-cerimoniere alla corte papale, carica all’epoca molto importante) segue il pontefice Benedetto XI in fuga da Roma (poi morto avvelenato dopo la pubblicazione della bolla di scomunica di 15 caporioni di Anagni) e poi, a Poitiers, Clemente V, il papa che nel 1314 abolirà definitivamente l’Ordine, motivando la decisione con la cattiva reputazione dei Templari, i sospetti e le accuse di cui erano soggetti, la condotta anticristiana di molti suoi membri. Probabilmente a spingerne la soppressione è anche il re di Francia Filippo il Bello, che desidera incamerarne i beni patrimoniali.
A partire dal 1308, quando dopo la bolla “Pastoralis preminentie” di Clemente V iniziano le persecuzioni contro i Templari, non si hanno più notizie di Jacopo da Moncucco. Qualcuno suppone che sia espatriato in Ungheria fra i Templari di quella provincia (che si era svincolata da potere centrale), o a Rodi fra i cavalieri Giovanniti, o ancora in Spagna fra i cavalieri di Calatrava (che intendono continuare la crociata contro l’Islam); condannato in contumacia dagli inquisitori del patrimonio di S. Pietro e scomunicato, più realisticamente potrebbe rimanere nascosto nel castello avito di Moncucco. Jacopo riappare nel 1316, quando il vescovo Alberto di Ivrea concede al monaco moncucchese l’investitura di chierico della pieve di San Cassiano (ora intitolata alla Natività di S. Maria e a S. Anna) a San Sebastiano da Po, dove può trascorrere una vita ritirata e tranquilla, poco distante dal paese natale. Il fatto che Jacopo da Moncucco sia stato accolto nel clero secolare avvalora la tesi della sua innocenza: non era, così come molti altri Templari, un eretico e non aveva commesso tutti i misfatti emersi nelle confessioni, in molti casi sotto tortura, dei cavalieri rossocrociati durante i processati.
Di Franco Zampicinini
BIBLIOGRAFIA
CAPONE FERRARI B., Sulle tracce dei cavalieri Templari, Torino, Federico Capone, 1996
(il saggio storico Jacopo da Montecucco, ultimo Gran Precettore d’Italia dell’Ordine del Tempio è ora ristampato in appendice alla nuova edizione del romanzo storico Il templare di Moncucco, Torino, Federico Capone, 2004)
FASSINO G.P., Jacopo, la fine degli ultimi Templari,in “Il Risveglio”, 23 settembre 1997, p. 7.
Capone Ferrari B., Il Templare di Moncucco Torino, ed. Capone 2004″
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