15 e 16 ottobre, a Calosso, degustazioni di piatti e vini tipici, scoprendo gli antichi “crotin”

Come tutti gli anni, ogni terzo fine settimana di Ottobre, dal sabato sera alla domenica pomeriggio, il borgo di Calosso sarà animato da musiche e artisti per la sagra del Rapulè, sarà possibile scoprire i tipici “crotin” e partecipare alla vendemmia. Vini e piatti tipici potranno essere degustati in un’atmosfera particolare, il percorso enogastronomico permette infatti di scoprire i crotìn, le cantine scavate nel tufo che custodiscono il vino migliore e rappresentano il “forziere” delle aziende agricole della zona di Calosso. I crotìn danno anche il nome alla moneta ufficiale da usare per bere e mangiare

 

Per tutta la Fiera, il borgo sarà animato da artisti di strada, figuranti, cantastorie, musiche tradizionali e animazioni teatrali.

La Fiera del Rapulé si terrà anche in caso di maltempo. Il programma è suscettibile di modifiche anche dell’ultimo momento.

I Crutin di tufo: gioielli sotterranei

Passeggiare per le vie del caratteristico borgo storico, arrampicarsi sino alla sua sommità per ammirare le suggestive costruzioni della Chiesa e del castello medievale, affacciarsi alle sue scalinate o spingersi addirittura al punto panoramico, sul bricco Crevacuore, con l’intento di cogliere, attraverso gli obiettivi delle fotocamere, incantevoli scorci di panorami caratterizzati dal susseguirsi armonioso di larghe valli e dolci colline o rilassarsi con passeggiate corroboranti tra i sentieri che si rincorrono attraverso i suoi vigneti per poi accomodarsi a tavola a gustare i piatti squisiti della cucina locale innaffiati dai vini pregiati dei produttori autoctoni. Piacevoli passatempi che Calosso offre da tempo ai suoi visitatori, momenti rilassanti che questi ultimi, fino ad una decina di anni fa, hanno vissuto senza rendersi conto delle stupefacenti realtà che giacevano sotto i loro piedi, in attesa di essere riscoperte e riportate alla luce, per raccontare la loro storia che si perde nell’eco di tempi remoti.

Era infatti cosa risaputa, tra la gente di Calosso, che esistessero, nel sottosuolo, cunicoli ed antri risalenti addirittura all’epoca medievale, ma il fatto che quasi ogni casa del concentrico fosse dotata di crutin, infernot e giacere riuscì a stupire anche chi in questo paese ci vive da molti anni e in modo particolare i più giovani. Nel 2000, in occasione della 1ªedizione dell’ormai tradizionale Fiera del Rapulé, il suggestivo itinerario che si snoda nel sottosuolo del centro storico viene proposto per la prima volta: gran parte delle antiche cantine scavate nel tufo (i cosidetti crutin) aprono così le porte ai visitatori. Assaporando i tipici piatti della tradizione e riempiendo i calici di Barbera e Moscato, i turisti incuriositi ammiravano così per la prima volta questi piccoli luoghi oscuri, testimonianza dell’opera sapiente ed attenta di mani contadine, di gente del passato.

Come ovvia conseguenza si è passato dallo stupore del primo impatto agli interrogativi circa la datazione dei crutin e soprattutto circa l’utilizzo cui vennero destinati. Dai documenti storici sono emerse tracce che ci portano molto indietro nel tempo, intorno all’anno 1000 quando Calosso è menzionato per la cisterna dell’acqua di ragguardevoli dimensioni scavata sotto la piazza antistante la chiesa. Occorre però attendere la metà del ‘700, se non l’inizio ‘800 per vedere ultimati i primi crutin sotto le abitazioni, dei quali, vista la connotazione prettamente popolare, le uniche documentazioni scritte rintracciabili sono alcune date scolpite nel tufo, che fissano appunto ai primi 800 la creazione dei labirintici locali sotterranei. Ampliati a più riprese, mediante interventi operati prevalentemente in periodi invernali, costituirono dall’inizio l’espressione dell’ingegno cui i loro ideatori fecero ricorso per ovviare all’assenza di cantine e dispense in cui conservare le vivande a temperature relativamente fresche, al riparo in modo particolare dalla calura delle giornate estive. Dimensioni variabili e caratteristiche tra le più assortite, poi, facevano sì che il loro utilizzo si discostasse dall’esigenza primaria. La scoperta di pozzi all’interno di alcuni di questi convinse i proprietari a trasformarli in cisterne per l’acqua, creando riserve preziose per i mesi di siccità, mentre in altri, in cui la profondità raggiunta consentiva il mantenimento di temperature basse, si pensò di accumularvi la neve dell’inverno per realizzare delle rudimentali ghiacciaie, isolate poi con la paglia e la pula di grano. Dall’ingegno dei nostri antenati, quasi trecento anni fa, era nato forse il primo prototipo di freezer.

La Fiera del Rapulé si terrà anche in caso di maltempo. Tutto il centro storico sarà chiuso al traffico e non sarà consentito l'accesso ad alcun tipo di veicolo. Saranno attivi DUE SERVIZI-NAVETTA GRATUITI