Indirizzo: Moncucco Torinese, Piazza Statuto
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Telefono: municipio +39.011.987.470.1
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Moncucco Torinese
[templatic_contentbox type=”normal” title=”Aperture 2015″] Visite guidate ultima domenica del mese da aprile a ottobre dalle 15 alle 18 [/templatic_contentbox] Così come si presenta ora, risale ai secoli XIV-XV ma porta su dì sè i segni evidenti di ampliamenti e modifiche del XVIII e del XIX secolo. E’ un edificio grandioso ancora recintato da solide mura. Una torre di notevoli dimensioni sporge da una delle fiancate, mentre una seconda è posta al centro dell’edificio, come raccordo fra le due maniche del castello. Esso domina il paese e da esso si può ammirare un magnifico paesaggio che dalle colline del Monferrato si estende alle colline del Piemonte meridionale e a quelle torinesi, a Superga e all‘arco alpino. La prima attestazione dell’esistenza del castello di Moncucco è contenuta in un diploma imperiale del 5 ottobre 1164. In esso l’imperatore Federico I confermava al marchese di Monferrato una lunga serie di possedimenti già nelle sue mani, fra cui appunto il castello di Moncucco. Signori del luogo fra XII e XIV secolo furono gli Avvocati del Vescovo di Torino. Essi si occupavano di proteggere gli interessi vescovili in campo civile e con tale incarico li troviamo presenti ad importanti avvenimenti della storia piemontese di quel periodo. Nel ‘200 nacquero in questo castello due cavalieri templari: i fratelli Nicolao e Jacopo. Il primo fu arrestato e processato nell’isola di Cipro; il secondo ricoprì la carica di Gran Precettore d’Italia dell’Ordine del Tempio. A partire dalla seconda metà del ‘200 i Signori di Moncucco si trovano ad essere via via sempre più assoggettati al Comune di Chieri, col quale nel 1258 venne stipulato un patto di alleanza. Il legame con Chieri fu seguito, fra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo, da un periodo di instabilità politica al termine del quale Moncucco si ritrovò a fare parte del Marchesato di Monferrato fino al 1631 quando, in seguito al trattato di Cherasco, entrò a far parte del Ducato di Savoia. La Chiesa di Torino continuò però a possedere diritti su Moncucco e concesse investiture ai Della Fraita (1303) e ai Balbis (1345). Nel 1413 l’imperatore Sigismondo confermò il possesso di Moncucco ai Marchesi di Monferrato che nel 1442 diedero il feudo ai Solaro di Chieri. La giurisdizione ed il possesso del castello vennero poi suddivisi in terzi. Uno di questi terzi nel 1490 fu alienato alla famiglia nobiliare casalese dei Grisella, che nel corso di fasi successive acquistò anche le altre porzioni del feudo. Essi mantennero la propria giurisdizione su Moncucco fino alla metà del XVIII secolo. Ad essi subentrarono, attraverso complesse vicende altre famiglie nobiliari. Nel 1662 un terzo del feudo fu ceduto dai Grisella a Tomaso Luigi Scarampi di Monale dal quale passò nel 1736 a Eleonora Margherita di Saluzzo Scarampi, baronessa di Cardè e contessa di Moncucco e Monale, che nel 1748 lo cedette ai Carron di San Tommaso, Marchesi di Avigliana. Con l’estinzione della linea principale di questa famiglia nel 1794 Moncucco fu infeudato a Tommaso Solaro di Govone. Alla sua morte, avvenuta nel 1822, il castello passò alla nipote Tommasina. Quando nel 1837 essa morì il castello passò alla famiglia del marito, il conte Luigi Melano di Portula. In esso ha sede attualmente il Museo del Gesso. Moncucco si trova, infatti, in una zona dove la presenza di cave di gesso è documentata a partire dal Seicento e la cui produzione era rinomata e qualificata come “ … quello (il gesso) che serve all’arte del gessarolo, ossia per formarsi i modelli delle statue, dei bassorilievi …”. Tali depositi gessosi sono sfruttati da tempo immemorabile per la produzione di “gesso da presa” utilizzato localmente dall’uomo per innumerevoli manufatti: solai, intonaci, stucchi, paliotti d’altare, meridiane, scansie, ornati di camini. Il centro astigiano risulta conservare numerosi esempi di soffitti di gesso a matrice lignea: una brillante e decorativa soluzione edilizia adottata tra la fine del Cinquecento e la metà dell’Ottocento che impiegava materiali economici e disponibili in loco. quali il gesso e il legno, al fine di ottenere una ottimale funzionalità della struttura legata ad un aspetto di alta qualità estetica. A testimonianza di un passato uso del gesso decisamente produttivo sotto l’aspetto decorativo e tecnologico è stato istituito il primo nucleo del Museoraccoglie il materiale documentante la lavorazione preindustriale del gesso e il suo impiego nell’architettura tradizionale del Basso Monferrato a partire dal XVI secolo fino all’inizio del Novecento, con particolare riferimento al solai di gesso. La struttura museale è organizzata per temi: la geologia (di rilievo la presenza di splendidi cristalli di gesso provenienti dalle cave locali), le fasi di lavorazione preindustriale del materiale da costruzione con documenti e attrezzi dell’epoca, le diverse applicazioni del gesso in ambito costruttivo, con la presenza di decine di pannelli decorati provenienti dal soffitti del Piemonte centrale.
Largo spazio è dato alla descrizione dei sistemi costruttivi dei vari manufatti di gesso presenti con particolare attenzione ai soffitti.
Un’ulteriore occasione per apprezzare i caratteri originali dell’impiego del gesso nell’ architettura tradizionale piemontese è data dalla possibilità di accesso, da parte dei visitatori del museo di Moncucco, a due edifici che ancora oggi conservano al oro interno i solai di gesso: il Municipio e la Bottega del Vino.
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