Indirizzo: Frinco, Via Castello
Sito
Ora: Privato, non visitabile
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In posizione dominante, l’imponente mole del castello ha conservato l’originale carattere di struttura difensiva, che per secoli ha controllato il transito nella valle sottostante.
La strada di accesso si inerpica a tornanti tra le case del paese sino alla base della fabbrica, dove le arcate del versante meridionale, avvolgendo il terrapieno della sommità collinare, fungono da bastionatura.
Dalla piazzetta, superata la prima barriera attraverso un portale sormontato da una torretta, si giunge in salita ai piedi della grande torre circolare, la quale con il collegato corpo dell’edificio a tre piani costituisce la parte più antica del castello.
La torre, posta all’angolo ovest del maniero, presenta il coronamento seghettato e a denti di lupo; si può notare la sua merlatura ghibellina sormontata dal tetto; il suo interno ha il soffitto a cupola.
Da qui, con un tornante a destra, ci si dirige poi all’ingresso al castello che era difeso da una sorta di portico fortificato munito di robusta grata, sormontato da archi policromi.
Dopo il portico ed un selciato di mattoni, si accede all’atrio del castello da cui si può salire ai piani superiori tramite una scala oppure accedere al cortile, costruito su due diverse altezze separate da una balconata. Dal cortile inferiore si accede ai locali adibiti un tempo a magazzini sotterranei ed a cucine. Salendo dall’atrio la scala, sulla sinistra si vede la traccia di un arco medievale appartenente alla struttura più antica del castello, poi si giunge al primo piano.
Di qui per un corridoio che attraversa tutto l’edificio girando attorno al cortile centrale, si giunge ad un salone decorato a stucchi e con lesene a capitello corinzio, probabilmente del XVII secolo.
Dal corridoio si può accedere ad una serie di vaste sale; una di queste aveva la funzione di cappella durante il recente possesso dei Padri Giuseppini.
Sul lato di levante un loggiato, il quale unisce i corpi di fabbrica sud e nord separati dal cortile, offre una splendida vista sul panorama delle colline e della Valle Versa. I vani, peraltro numerosi in ogni piano, non conservano purtroppo che scarse decorazioni.
Alcune strutture sotterranee, formate da scantinati e gallerie di collegamento ed in particolare un pozzo irto di lance acuminate in cui venivano fatti precipitare ospiti indesiderati tramite una botola celata nel pavimento di una stanza, richiamano alla memoria antiche leggende e storie medievali.
La chiesa parrocchiale, neogotica, fu collegata al lato orientale del maniero per permettere l’accesso diretto ai Signori di Frinco.
Il castello è da sempre stato proprietà dei vari feudatari di Frinco, nell’ordine Pelletta, Turco, Mazzetti, poi dei marchesi Incisa di Camerana i quali lo vendettero nel 1893 agli Oblati di San Giuseppe che lo adibirono a casa estiva per i propri studenti. Nel periodo della prima guerra mondiale i locali del maniero ospitarono dei prigionieri di guerra Austro-ungarici, i quali vennero utilizzati per ridisegnare il corso del torrente Versa che sino ad allora era tortuoso e provocava spesso alluvioni.
Nel 1487 la Famiglia Mazzetti ottenne dall’ imperatore del Sacro Romano Impero la concessione di coniare monete d’oro e d’argento con impresso il proprio stemma.
Sembra però che soltanto dopo la seconda metà del secolo XVI, abbiano usufruito di tale privilegio. La zecca di Frinco fu invece utilizzata spesso per falsificazioni da alcuni componenti della Famiglia Mazzetti, i quali ingaggiavano alle proprie dipendenze i migliori maestri coniatori e zecchieri quali Geronimo Spada e Giacomino, entrambi di Moncalvo, allo scopo di ottenere i massimi risultati. Le contraffazioni della zecca di Frinco coinvolsero il denaro circolante in vari territori italiani, francesi, spagnoli, svizzeri e tedeschi. Vari i documenti che confermano Le contraffazzioni nella zecca:
– 13 maggio 1581: il duca di Savoia Carlo Emanuele riscontrava nelle monete frinchesi di basso valore (quarti, soldi ed altre monete basse) una somiglianza con le proprie.
– 12 dicembre 1583: lo stesso duca ordinò la chiusura della zecca e proibì il corso in tutto il ducato delle monete coniate dai Mazzetti. Questi ordini furono però del tutto ignorati.
– 15 dicembre 1584: i Signori di Piacenza, i Farnese, accertata la falsificazione delle proprie parpagliole da parte dei Mazzeti, vietavano l’introduzione nel proprio territorio di monete frinchesi.
– 16 maggio 1585: il casalese Ricci afferma che a Frinco si abusava della zecca fabbricando parpaiole di inferiore valore effettivo ed altre monete fasulle con impressi le effigi di altri principi forestieri. Altri documenti della Repubblica Serenissima di Venezia i cui sesini furono più volte falsificati; il doge Marino Grimani emise il 18 dicembre 1603 un bando con il quale condannava a morte sia la famiglia Mazzetti, sia i maestri della zecca frinchese . Il 26 Aprile 1611Ercole e Giulio Cesare Mazzetti furono privati del feudo e del diritto di conio da Rodolfo d’Austria. il quale incamerò il feudo che poi dette al cortigiano tedesco Ernesto Molart, barone di Reineck e di Drosendorf.
Il barone non usufruì del privilegio di batter moneta e si liberò presto del lontano territorio di Frinco cedendolo al duca di Savoia nel 1614. Lo stesso duca Carlo Emanuele I, lo investì nuovamente ai Mazzetti, ma questa volta senza il privilegio di battere moneta.
Nel 1992 il castello è acquistato dalla famiglia lombarda Pica Alfieri che tutt’ora ne detiene la proprietà
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Info
Per raggiungerlo bisogna passare davanti al Municipio e poi dirigersi verso il maniero percorrendo una stretta stradina a senso unico. Superata la Casa Canonica si giunge davanti alla Chiesa Parrocchiale Natività della Beata Vergine Maria, in una piazzetta in cui c'è la rampa d'accesso al castello.