Indirizzo: Asti
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Segui l’itinerario sulla mappa: partendo da Est, in Piazza Primo Maggio, si prosegue lungo Corso Alfieri (Contrada Maestra, Via Fulvia), con alcune deviazioni, fino ad arrivare alla Torre Rossa
- Battistero di San Pietro… (Corso Alfieri 2)
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Piazza Alfieri:
Piazza triangolare, chiusa su tre lati da palazzi porticati, con al centro la statua commemorativa del famoso poeta e drammaturgo Vittorio Alfieri. Ogni Mercoledì e Sabato ospita il mercato. Tutti gli anni, la terza domenica di settembre, vi si corre il Palio.
Ufficio Informazioni Turistiche: Piazza Alfieri, 34, tel. +39.0141.530.357; orario di apertura:
da lunedì a sabato 9-13, 14.30-18.30, domenica e festivi 9-13 -
Teatro Alfieri:
Via al Teatro 1. Ufficio stampa tel. +39. 0141.399.035, Biglietteria tel. +39. 011.399.057/32 (Sala Pastrone. tel. +39.0141.399.057), www.comune.asti.it. gli eventi al Teatro Alfieri
Progettato da Domenico Svanascini, l’Alfieri fu destinato a sostituire il Teatro Vecchio che venne abbattuto in seguito al sorgere di questa grande struttura. Inaugurato nel 1860, il nuovo teatro svolse per oltre un secolo la funzione del Teatro Civico. Le decorazioni interne appartengono alla mano di Francesco Gonin. -
Piazza San Secondo:
Palazzo Comunale, Piazza San Secondo 1, visitabile previo avviso al tel. +39.0141.399.216, da lunedì a venerdì 8-14, martedì e giovedì anche 15.30-18.30.
Donato alla città da Vittorio Emanuele Filiberto di Savoia; le sue strutture medioevali furono trasformate da Benedetto Alfieri tra il1731 ed il 1741. Il tutto è stato completato nel 1817 con l’inserimento in facciata dell’altana e nel 1867 con la costruzione ex novo della manica prospiciente Via Palazzo di Città. Affreschi, opera degli artisti Astigiano Bausano ed Arri, decorano lo Scalone di Ingresso ed il Salone dei Ricevimenti. La ringhiera in ferro battuto Liberty dello Scalone è stata realizzata dal lodigiano Mazzucotelli. Nell’atrio è conservata un’antica pietra di riferimento per le misure lineari usata fino al tardo medioevo.
Collegiata di San Secondo… (a destra del Palazzo Comunale)
Palazzo del Podesta, Via dei Cappellai, angolo Via S. Incisa (alle spalle di San Secondo)
Palazzo gotico che fu sede del governo cittadino e residenza del Podestà fino al XVI sec. Da qui ebbero inizio gli eventi che portarono alla proclamazione della Repubblica Astese. Originario del XIII secolo presenta alcune caratteristiche tipiche dell’architettura Gotica: fregio marcapiano a losanghe, decorazioni bicrome che evidenziano la finestratura originaria, la merlatura inglobata nel muro di sopraelevazione e capitelli di spigolo agli angoli del Palazzo. Lo spazio interno è scandito da quattro volte a crociera interne sorrette da un unico pilastro centrale. Oggi ospita un’attività commerciale privata.Se vuoi proseguire in Piazza Statuto, segui l’itinerario a Sud di Corso Alfieri -
Piazza Medici:
Torre Troyana
Piazza Medici 6, angolo Via Hope, da aprile a ottobre, sabato e domenica 10-13, 16-19, altri giorni su prenotazione, tel. +39. 0141.399.489 / 466
Torre civica appartenente alla famiglia ghibellina Troya che possedeva “casane” in Svizzera. E’ detta “Torre dell’orologio” perchè fu donata al Comune da Emanuele Filiberto di Savoia come sede del civico orologio che segnava l’ora ufficiale degli atti pubblici. Alta 44 metri, è una delle più imponenti e meglio conservate torri medioevali del Piemonte; dalla sua cima si può ammirare uno stupendo panorama della città. A Settembre, in occasione della Douja d’Or, il Comune organizza alcuni aperitivi. Caratteristiche le eleganti bifore gotiche del dodicesimo e quattordicesimo secolo.
Nella Piazza si trova la Fontana dell’Acquedotto, Tipico esempio di statuaria Liberty, opera di Materno Giribaldi, fu collocata nel 1908 a celebrazione della costruzione dell’acquedotto municipale. -
Sinagoga e Museo Ebraico:
Via Ottolenghi 8, già contrada di San Bernardino, su prenotazione tel. +39.0141.594.271 / 593.281, www.israt.it
Edificio per il culto ebraico, connesso con il “ghetto”. La comunità ebraica di Asti si costituisce a partire dal quattordicesimo secolo, raggiungendo una notevole presenza nella città verso la fine del diciottesimo secolo. Essi hanno contribuito in modo determinante sia allo sviluppo economico e culturale della zona che alla politica nazionale, con Isacco Artom.
La Sinagoga mantiene un originale impronta stilistica. Nel tempio che vediamo oggi è presente una semplice facciata neoclassica, con un portale incorniciato da quattro colonnine “ioniche” che reggono un fastigio con scritta augurante. All’interno, un vestibolo, al cui lato sinistro si trova l’accesso al coro ed al “piccolo tempio” (una saletta riservata ai riti minori e tappezzata con lapidi commemorative della comunità), al lato destro troviamo l’accesso alle scale del matroneo. In avanti vi è uno spazio quadrangolare, diviso in tre navate, con volte a “botte”. Al centro una piccola cupola poggiata su quattro colonne in finto marmo. Quasi tutti i banchi, in noce massiccio, hanno una targhetta in ottone con inciso il nome o il numero del proprietario del posto (la vendita del posto “fisso” era una delle principali risorse di finanziamento della comunità). Il presbiterio contiene un tavolo per i testi sacri ed alcuni supporti lignei per la lettura della “Toràh”, al fondo l'”Aron” o Arca Santa, opera della bottega del Bonzanigo e capolavoro di ebanisteria realizzato nel 1809: è un armadio a muro composto da otto pannelli scolpiti e dorati; ogni pannello reca un simbolo differente: Il candelabro a sette bracci, L’Arca dell’Alleanza, Il tavolo con i dodici pani di preposizione, L’altare con la fiamma Il turibolo (esso serve per bruciare l’incenso in grani e le essenze), I vasi con l’acqua lustrale, I frutti, Una mano che versa da una brocca in un bacile l’acqua della purificazione. In alto una scritta : «Sappi, davanti a chi tu stai, questa è la porta del Signore, i Giusti entreranno in essa». All’interno, uno stretto vano accoglie i rotoli della Toràh ed i “sefarim”, ricoperti da paramenti in seta con ricami in oro e argento (me’ilim). Alcuni rotoli risalgono al 1700.
Nei locali che un tempo furono del tempietto invernale, si può visitare un piccolo ma importante museo, in cui sono esposti oggetti liturgici, rituali e varie testimonianze della presenza ebraica in Asti. Tra gli oggetti ricordiamo : il Chanukkiah, candelabro con otto lumi oltre un nono che serve per accendere gli altri, il Shofar, corno di montone suonato durante alcune solennità, il Ner tamid, lampada in argento sbalzato il Tevah, podio o leggio in legno intarsiato, dove si leggono i rotoli della Toràh. -
Piazza Roma:
Questa Piazza è stata ricavata dalla demolizione della chiesa e del convento di San Bernardino. Le case che sorgevano dove oggi ci sono i giardinetti delimitavano il limite fra il mercato del Santo e quello del Duomo. Alcuni resti di queste costruzioni sono conservati nel palazzo d’angolo con Via Balbo.
Torre Comentina, C.so Alfieri 328
Una delle due torri, insieme a quella Troiana, rimaste integre dalla loro costruzione risalente al tredicesimo secolo. Alta 38 metri, nel diciannovesimo secolo è stata inglobata nel Palazzo neo-gotico su Piazza Roma. Fu usata anche per diversi secoli come postazione di comando per la corsa del Palio che si svolgeva nel percorso “alla lunga” in Contrada Maestra. - Palazzo Ottolenghi Corso Alfieri 350, visitabile, previo avviso al tel. +39.0141.399.050 / 417, dal lunedì al venerdì 8-14, martedì e giovedì anche 15.30-18.30 È uno dei palazzi barocchi più prestigiosi della città. Anticamente denominato Palazzo Gabutti, è difficile indicarne la costruzione. Si sa con certezza che agli inizi del XVIII secolo era diviso in due palazzi contigui, uno della famiglia del Conte Carlo Gabutti di Bestagno e l’altra della famiglia Ramelli di Celle. Nella seconda metà del 1700 il conte Giuseppe Antonio Gabutti acquistò anche l’altra parte e diede incarico, nel 1754 all’architetto Benedetto Alfieri, di modificare le costruzioni in un unico palazzo. Il 19 maggio 1815, dopo la caduta di Napoleone Bonaparte, vi sostò papa Pio VII, trasferendosi da Torino a Roma. La camera in cui alloggiò è ancora oggi definita camera papale. Palazzo Ottolenghi fu per anni la sede del palco delle autorità ed il punto di arrivo della storica Corsa del Palio di Asti. La tribuna, oltre ad essere riservata al Podestà, con i deputati della festa, comprendeva anche un messo comunale che aveva l’incarico di sporgere il Palio, da permettere al primo fantino arrivato di poterlo toccare, per sancire la legittimità della vittoria. Nel 1851 il palazzo venne acquistato da Jacob Sanson, ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia, appartenente ad una delle famiglie ebraiche all’epoca più influenti di Asti, gli Ottolenghi, che lo rimodernò in stile impero, sostituendo anche l’arredamento con lo stile Napoleone III. Nel 1932 la famiglia Ottolenghi lo donò alla città di Asti e per qualche anno fu sede della Prefettura. La costruzione attuale cinge le due corti preesistenti. La facciata su Corso Alfieri, tipica alfieriana, è costituita da una fila di colonne che sembrano dividere il palazzo in cinque parti, quattro delle quali sono sovrastate da tre finestre ciascuna, mentre in quella centrale c’è l’ingresso con l’antico portone sovrastato da un balcone su cui si affaccia una porta-finestra sormontata da un timpano a volute, simile a quello di Palazzo Alfieri. Di notevole interesse le “sovrapporte” del Gonin ed alcune su tela, sono ancora esposte nel salone di rappresentenza: Susanna e i vecchioni attribuita a Giovanni Busi detto “Il Cairani”, La Morte dei Figli di Niobe, anonimo, della metà dell’ Ottocento. Sede della Douja della Barbera Douja d’Or
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Palazzo Mazzetti – Pinacoteca Civica
Corso Alfieri 357, tel. +39.0141.530.403 / 592.730, www.palazzomazzetti.it gli Eventi a Palazzo Mazzetti
In origine il Palazzo era l’antica dimora della famiglia Turco. L’edificio è stato, poi, completamente rimaneggiato dal Marchese Giovan Battista Mazzetti, intorno al 1730 con la realizzazione della galleria al primo piano e nel 1751 con il completamento dei lavori, probabilmente su disegno di Benedetto Alfieri. Da ammirare al suo interno l’atrio, lo scalone e le sale di rappresentanza; sulla facciata è notevole l’alternarsi delle finestrature e dei balconi in ferro battuto. La Galleria è riccamente affrescata e nelle stanze si possono trovare alcune sovrapporte del Guala. A coronamento dell’ingresso principale su Corso Alfieri, troviamo lo stemma in rilievo dei Mazzetti. Il Palazzo è sede, fin dal 1939, della Pinacoteca Civica che conserva tele dal XV al XIX sec. della scuola piemontese, opere del ‘900, antico coro della cattedrale. -
Vescovado:
Via Carducci 50
Originaria casa-forte della famiglia Macalufo, poi Bunei, l’edificio è stato ristrutturato nel quindicesimo secolo dal vescovo Vasino Malabayla. Internamente è ancora visibile la struttura di una delle quattro torri che difendevano l’edificio, Sul prospetto verso la Piazzetta del Seminario sono visibili le decorazioni in mattoni ferraioli.
Seminario Vescovile, P.zetta del Seminario 1, visitabile, previo avviso al tel. +39.0141.593.889, da lunedì a sabato 9-12, 15-18
Costruito sulle fondamenta del precedente Seminario tra il 1763 e 1766 su progetto di Benedetto Alfieri subì diversi ampliamenti fino al 1880. Tanto sobria l’architettura verso l’esterno quanto articolata quella verso l’interno, l’ampio refettorio è decorato da opere di Giovanni Longo Perosino e di Gandolfino da Roreto. Biblioteca ricca di manoscritti pergamenacei, incunaboli e preziosi volumi a stampa. -
Torre dei Solaro:
Via Giobert, angolo Via Carducci
All’angolo dell’isolato delle scuole sono stati conservati i resti della torre Solaro, originaria del quattordicesimo secolo. Questa potente famiglia apparteneva alla fazione guelfa e possedeva diverse “casane” in tutta Europa.
Lapidario e Cripta di Sant’Anastasio, Corso Alfieri 365/A, da martedì a domenica 10-13, 15-18 (16-19 da aprile ad ottobre), tel. +39.0141.437.454 / 399.489
Sito archeologico: Nascosti nelle fondamenta del palazzo delle Scuole (1907), troviamo alcuni notevoli resti romanici facenti parte di antiche costruzioni religiose. Originariamente tutto l’isolato era occupato dal Monastero delle monache Benedettine, fondato nel VIII Secolo. I resti oggi visibili nascono come struttura a pianta centrale che, nel dodicesimo secolo, sono trasformati nella Cripta rettangolare sottostante la chiesa romanica di S. Anastasio. Nella parte più antica della Cripta troviamo alcune colonne marmoree di recupero di età romana e nelle fondamenta e inglobato un settore di muro anch’esso romano. Nel diciassettesimo secolo la chiesa fu demolita per costruirne una nuova di fattezze barocche; anch’essa abbattuta per far posto all’attuale palazzo. Nei locali che conservano gli antiche resti c’è oggi la Sede del Museo Lapidario Medioevale, notevoli le raccolte dei capitelli romanici della chiesa di S. Anastasio e degli stemmi delle famiglie astigiane.
Palazzo del Collegio, Via Goltieri 3, angolo C.so Alfieri, sede della Douja d’Or
Torre De Regibus o dei Tre Re, Via Roero, angolo C.so Alfieri
Tutta l’area circostante la torre, apparteneva alla famiglia Re o De Regibus. L’architettura della torre, di stile gotico, permette di ipotizzarne un’origine nel Duecento. Nel medioevo la torre era descritta come “rotonda” ed è infatti l’unico esempio di torre di forma ottagonale esistente in città. In origine la torre si dipartiva in una canna liscia, per terminare con tre piani modulari, delimitati da marcapiani in pietra arenaria, ognuno con quattro finestre a bifora, molto simili alla Torre Troyana. In cima terminava con una merlatura ghibellina. È oggi alta circa 27 m, a causa dell’abbassamento subito nel Settecento, con l’abbattimento di tre dei nove piani esistenti. La torre apparteneva ad un complesso difensivo più articolato per la presenza di altre due torri. Una torre detta di Uberto De Regibus (o Torre Quartero), oggi abbassata al piano dei tetti circostanti, e l’altra, scomparsa, più piccola e descritta nel 1589 come “torretta”. L’area per tale motivo ancora oggi è definita l’angolo dei tre Re. -
Piazza San Martino:
Chiesa di San Martino, giorni feriali 9-12 /15.30-18.30, festivi 15.30-17, tel. +39.0141.593.362 (parroco)
Realizzata nella prima metà del diciottesimo secolo ad opera di P. Ambrogio Mazenta della Congregazione dei Padri Barnabiti, è una chiesa a navata unica con cappelloni laterali. La parte inferiore del campanile è quella originaria, di struttura romanica, della precedente chiesa che sorgeva sul posto. Le decorazioni pittoriche degli interni, la gloria di San Martino sulla Cupola e le scene bibliche nei Cappelloni, sono uno splendido esempio del talento di Giovan Carlo Aliberti. L’arredo ligneo della sacrestia è opera di Antonio Manzone mentre sulla facciata è posta una scultura di S. Martino di C. Francesco Rista, il tutto realizzato nel diciottesimo secolo. Le tele di S. Lucia, S. Apollonia e del Sacro Cuore sono di Michelangelo Pittatore (diciannovesimo secolo), dello stesso periodo la tela dei Santi Barnabiti di Giorgio Szoldaticsz. Annesso alla chiesa di San Martino, il coevo Convento dei Barnabiti.
Chiesa di San Michele Arcangelo
Chiesa del XVIII sec., antico ospizio dei pellegrini e oggi oggi sconsacrata e sede della vineria Diavolo Rosso; è collegata nel retro a Palazzo Ottolenghi.
Casa-Forte dei Roero di Monteu, Via Roero 16
Sorge adiacente alla chiesa di S. Martino, l’originaria struttura medioevale dell’edificio risale al tredicesimo secolo, oggi ne rimane evidente solo la parte inferiore della torre, mozzata degli ultimi tre piani. Nel 1804 vi soggiornò Papa Pio VII durante il suo viaggio verso Parigi per incoronare Napoleone Imperatore dei Francesi. -
Palazzo Alfieri:
Corso Alfieri 375, Museo Alfieriano tel. +39.0141.538.284, da martedì a venerdì 10-12, 15.30-17.30, sabato e domenica 10-12
Il palazzo deve la sua attuale configurazione alla ristrutturazione di un costruzione medioevale ad opera di Benedetto Alfieri (1738 circa), evidenti gli intenti scenografici dell’intervento. Nel 1749 vi nacque Vittorio Alfieri. Oggi sede del Museo Alfieriano (raccolta di stampe, circa ottanta fra incisioni e litografie dei secoli XVIII e XIX e di diversi cimeli e oggetti appartenuti allo scrittore; nella sezione teatrale: modellini scenografici realizzati da Eugenio Guglielminetti per allestimenti di tragedie e commedie, alcuni costumi, modellini scenografici in legno e stucco, bozzetti di costumi, ingrandimenti fotografici di scene alfieriene e di incisioni illustranti edizioni alfieriane), del Centro Nazionale di Studi Alfieriani, della Biblioteca Consorziale Astense (lunedì 15-19, da martedì a giovedì 9-19.30, venerdì 9-22, sabato 9-13, tel. +39.0141.593.002; www.bibliotecaastense.it, possiede tutte le edizioni delle “Opere” di Vittorio Alfieri, fra cui alcune rare, e un’ampia gamma della saggistica sullo scrittore, il suo tempo e su alcuni aspetti di storia del teatro e di letteratura teatrale; gestisce anche le opere di Eugenio Guglielminetti), della Fondazione “Eugenio Guglielminetti” e dell‘Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea (tel. +39. 0141.590.003 / 592.439) -
Palazzo Zoya
Via Carducci 65
Originaria Casa-forte della famiglia Zoya, questo Palazzo è stato parzialmente ristrutturato tra il sedicesimo e il diciassettesimo secolo. Della struttura medioevale rimangono le volte nei saloni dell’interrato, dove si svolgeva l’attività mercantile e di deposito merci. Nelle sale superiori sono ancora visibili dei soffitti a cassettoni e delle decorazioni a grottesche tipiche del sedicesimo secolo, verso il cortile interno si affaccia un bel loggiato. -
Piazza della Cattedrale
Cattedrale…
Palazzo dei Conti Amico di Castell’Alfero, P.za della Cattedrale 2
Il fronte sulla Piazza presenta le caratteristiche tipiche della ristrutturazione settecentesca mentre sul lato a mezzogiorno permangono gli elementi gotici originari: le arcature tamponate del loggiato al secondo piano e il coronamento trecentesco.
Palazzo Mazzola. Archivio Storico Comunale, Via Cardinal Massaia 5, da lunedì a venerdì 9-13, martedì e giovedì anche 15.30-17.30 su prenotazione tel. +39.0141.399.339
Fu costruito nel sedicesimo secolo per volere del giureconsulto Francesco Mazzola; l’impostazione e le decorazioni sono tipicamente rinascimentali: i portali, le finestre a croce guelfa, i capitelli, i portali e il sistema voltato di alcuni ambienti, i motivi simbolici del salone d’onore e il suo soffitto a cassettoni con decorazione policroma. Fu sede dell’Opera Pia Buon Pastore, che si occupava di assistere orfane, trovatelle o madri nubili, poi della sezione maternità dell’Ospedale Civile. Oggi vi si trova l’Archivio Storico comunale, uno dei più importanti del Piemonte, che conserva documenti prodotti e ricevuti, in prevalenza dall’Amministrazione comunale, dal 947 ad oggi; tra i più famosi il Codex Astensis detto “Malabayla” ed il Codice Catenato degli Statuti del Comune medioevale. Altre importanti sezioni dell’Ente sono l’Archivio del Palio, la fototeca storica, il laboratorio di Restauro e Legatoria e il Centro Studi sui Lombardi e sul Credito nel Medioevo (tel. +39.0141.538.770, [email protected], segreteria da lunedì a venerdì 9-13, martedì e giovedì anche 15.30-17.30). Asti è stata ritenuta la sede idonea ad ospitare un centro di ricerca sul credito e sull’economia del Medioevo e della prima Età Moderna poiché proprio da Asti, nella prima metà del Duecento, partirono, diretti verso il resto d’Europa, i primi mercanti che, in seguito, si specializzarono nel prestito su pegno. Questi mercanti astigiani, noti all’estero con il nome di Lombardi, con la loro attività posero le basi della moderna economia creditizia il cui studio ad Asti è favorito dalla copiosa documentazione conservata negli archivi cittadini e in particolare nell’Archivio Storico del Comune. L’attività del Centro Studi evidenza i presupposti storici della attuale vocazione europea della città e, collocando la città all’interno di una logica di scambio culturale tra diverse città europee, ne fa un punto di riferimento unico in Europa per gli studi di storia sociale e economico-creditizia. -
Complesso dell’Opera Pia Michelerio (ex Monastero del Gesù delle Clarisse Osservanti):
Corso Alfieri 381
La fondazione di questo complesso risale al 1524, per volontà della nobile famiglia astigiana dei Guttuari, su progetto di Vincenzo Seregno, ingegnere della Fabbrica del Duomo di Milano. Negli anni successivi nobili devoti del monastero arricchirono l’edificio ed in particolare il canonico della cattedrale Alfonso Asinari nel 1612 per disposizione testamentaria commissionò le pitture della cappella della chiesa dedicata alla Natività di Nostro Signore. Nella seconda metà del settecento l’edificio delle monache fu ampliato ad opera dell’architetto Giovanni Maria Molino, senza alterare le forme cinquecentesche del cortile del loggiato. Quest’ultimo a due ordini di arcate compartite da pilastri è considerato, insieme al chiostro dei canonici Lateranensi di Santa Maria Nuova, il capolavoro dell’architettura del Cinquecento ad Asti. Della chiesa rimangono visibili da Via Carducci l’abside e la facciata in cotto a due ordini sovrapposti ritmati da lesene, coronate dal frontone triangolare. L’interno oggi suddiviso in due piani, conserva il grande affresco raffigurante la Gloria del Paradiso, opera di Gian Carlo Aliberti (1670-1727), figura di spicco dell’arte barocca astigiana. Nel settembre 1802, in seguito alla soppressione dei monasteri imposta dalle autorità francesi occupanti, il complesso passò al Demanio Nazionale. Acquistato dal canonico Cerruti grazie alla beneficenza di Clara Michelerio, dal 1862 diventa sede dell’Opera Pia Michelerio. Questo istituto aveva lo scopo di accogliere ed ospitare gli orfani di Asti e del suo circondario, allevarli cristianamente ed insegnare loro un mestiere. L’Opera Pia Michelerio cessa l’attività nel 1971 e nel 1992 mette in vendita l’immobile, ormai in condizioni di abbandono e degrado. Completamente ristrutturato, è oggi diventato un vitale complesso architettonico, polo di attività commerciali e culturali. In via di realizzazione il Museo Paleontologico della Regione Piemonte nella ex Chiesa del Gesù e locali attigui ed il parcheggio multipiano nella zona prospiciente Piazza Cairoli. -
Domus Romana:
Via Varrone 30, solo su prenotazione tel. +39.0141.399.489 / 437.454
Sito archeologico costituito dai resti di una casa romana patrizia: alcuni frammenti di affresco su intonaco ed un ampio mosaico policromo, una decorazione marmorea, alcuni laterizi ed alcune parti di un impianto termico. Nello scavo sono stati ritrovati anche alcuni muri di fondazioni medioevali che si intersecano con l’edificio romano. Tipico della costruzione originaria è l’orientamento dei muri, perpendicolare al tracciato del decumano romano, la Via Fulvia oggi Corso Alfieri. Di fronte troviamo l’antico monastero delle Clarisse, tipico esempio di architettura cinquecentesca decorato internamente da alcuni affreschi di Giovan Carlo Aliberti nel diciottesimo secolo. -
Torre Rossa:
Corso Alfieri 424
Costruita in epoca augustea, tra il primo secolo avanti Cristo e il primo secolo dopo Cristo, con una pianta a sedici lati, in epoca romanica (dodicesimo secolo) fu sopraelevata di due piani sopra la prima cornice. Attraverso un raccordo ad arcate ed una torre gemella al suo fianco, costituiva l’antica porta occidentale della città; nei secoli successivi fu utilizzata come campanile per l’originaria chiesa romanica di santa Caterina. Deve il suo nome ad una famiglia che, per un certo periodo, ne ebbe la proprietà: i De Rubeis (Rossi). Narra la leggenda che nella cella sotterranea, oggi murata, S. Secondo vi avrebbe trascorso la prigionia in attesa del martirio.
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