Indirizzo: Grazzano Badoglio
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All’interno della casa in cui nacque nel 1871 e visse da bambino il Maresciallo Pietro Badoglio, protagonista di settant’anni di storia italiana.
Suddiviso in più sale, il museo espone numerose fotografie, giornali d’epoca, uniformi, armi, libri, cimeli, appartenuti alla famiglia Badoglio, oltre ad alcune donazioni di privati.
Gli spazi visitabili sono il salotto dell´antica casa Badoglio, la sala dell’Africa, la sala nominata “La carriera fino al termine della Prima Guerra Mondiale”, la sala del Governatorato, la sala dell’Impero, la camera da letto, la biblioteca con una raccolta di opere scritte su Badoglio (a partire dagli anni del primo dopoguerra) e la sala in cui è allestita una mostra permanente dal titolo “L’Italia dei governi di guerra 1943-1945”, che illustra gli avvenimenti dal luglio 1943 all´aprile 1945.
Corridoio al piano terreno
Il visitatore è accolto da una serie di fotografie di Grazzano, un tempo sede di una rilevante abbazia benedettina fondata nel secolo X da Aleramo, primo marchese del Monferrato, e soppressa nel 1802. La chiesa abbaziale, ora parrocchiale, ospita la tomba di Aleramo.
Sala 1: Salotto dell’antica casa Badoglio
Collezione di ritratti e fotografie degli antenati del Maresciallo e dei suoi famigliari (la moglie, i figli, nuore e genero), fotografie della vita privata; l’arredo è rimasto sostanzialmente qual era alla fine dell’Ottocento. Dalle caratteristiche di questo ambiente si comprendono le condizioni di discreta agiatezza economica della famiglia Badoglio, i cui padre e nonno (entrambi effigiati in due ritratti) ricoprirono la carica di sindaco di Grazzano per diversi anni. La mamma Antonietta Pittarelli (ritratta in due tele, oltre che raffigurata in un bassorilievo di bronzo all’esterno della casa) proveniva dalla buona borghesia astigiana (un suo fratello fu sindaco di Asti e cofondatore della locale Cassa di risparmio).
Sono ritratti anche i quattro figli del Maresciallo, con i rispettivi consorti, oltre alla moglie di Badoglio, Sofia Valania, alla quale è intitolato un ente benefico grazzanese.
Sala 2: Sala dell’Africa
Si tratta di quel primitivo nucleo ordinato personalmente da Badoglio alla fine degli anni ’30. Raccoglie cimeli delle campagne italiane in Africa (1887, 1895-96, 1911-12, 1935-36), tra cui la sciabola del ras Alula, un cannoncino italiano, l’uniforme indossata il 5 maggio 1936 all’entrata in Addis Abeba, la collezione completa rilegata dell'”Illustrazione Italiana” del 1936, varie armi da taglio abissine, lo scudo del ras Sejum Mangascià, un raro pugnale da marcia della MVSN con impugnatura in avorio (donato al Maresciallo in occasione della consegna della tessera onoraria del PNF), una serie di medaglie commemorative (ditta Johnson di Milano) della marcia di avvicinamento alla capitale etiopica.
Alle pareti vi sono due affreschi commissionati da Badoglio al pittore Mino Buttafava, raffiguranti l'”Affrica Orientale Italiana” ed una processione di ecclesiastici copti.
In una vetrina è esposto il ritratto del Ten. Col. Tomaso Decristoforis, nativo di Casale Monferrato e trucidato a Dogali alla testa della colonna italiana dagli uomini di ras Alula: l’eco della tragica fine dell’ufficiale ebbe tanta risonanza in Monferrato da indurre – si dice – il giovane Badoglio, destinato dalla famiglia a diventare medico, ad abbracciare la carriera delle armi.
Sala 3: La carriera fino al termine della I Guerra mondiale
Ospita varie fotografie concernenti la carriera militare di Pietro Badoglio dapprima nell’Arma di artiglieria poi nel Corpo di Stato maggiore; sono sunteggiate le fasi più significative della Grande Guerra che hanno visto protagonista il Grazzanese (presa del Sabotino, battaglia della Bainsizza, battaglia del Piave e battaglia finale di Vittorio Veneto).
Viene anche ricordata la triste pagina della rotta di Caporetto, nella quale le responsabilità di Badoglio sono state a lungo dibattute: in particolare, è esposto un intervento molto circostanziato di Gian Luca Badoglio, nipote del Maresciallo e storico della Grande Guerra.
Si trova esposto il telefono da campo con cui Badoglio diresse le due battaglie del 1918 (Piave e Vittorio Veneto).
Sono illustrate le trionfali accoglienze tributategli a Grazzano nel settembre 1919, una settimana prima di essere nominato Commissario per la Venezia Giulia, nel pieno della crisi causata dalla marcia di D’Annunzio.
Sono ampiamente documentate le missioni che lo impegnarono nel dopoguerra (in Romania, in Ungheria e negli Stati Uniti), nonché il soggiorno in Brasile in qualità di ambasciatore plenipotenziario (1924-1925).
Vengono pure ricordati gli altri due Marescialli d’Italia monferrini, Gaetano Giardino di Montemagno e Ugo Cavallero di Ponzano: entrambi ebbero stretti contatti con Badoglio. Giardino fu, al pari di Badoglio, vicecapo di Stato maggiore all’indomani di Caporetto, mentre Cavallero, che nella prima Guerra mondiale era colonnello Capo Ufficio Operazioni, collaborò con Badoglio per dirigere la battaglia del Piave e venne chiamato a succedergli nella carica di Capo di Stato Maggiore generale nell’autunno del 1940 (nel 1943 sarà arrestato per ordine del Governo presieduto dal Grazzanese e la sua tragica fine è ancora avvolta nel mistero).
Sala 4: Sala del Governatorato
Raccoglie un’ampia documentazione fotografica dei cinque anni (1929-1934) in cui Badoglio fu Governatore della Tripolitania e Cirenaica, essendo succeduto a De Bono.
Si trovano esposte fotografie d’epoca che illustrano l’opera amministrativa svolta dal Governatore, che promosse la realizzazione di infrastrutture ancora oggi esistenti e funzionanti. Durante il suo Governatorato, nel 1932, Badoglio ricevette la visita dei Principi di Piemonte da poco sposi, che si fanno ritrarre in tenuta beduina.
Sono illustrate anche alcune delle manovre militari terrestri e aeronavali per lo svolgimento delle quali Badoglio ogni anno ritornava temporaneamente in Patria.
In due vetrine sono esposte alcune armi da fuoco automatiche e semiautomatiche di fabbricazione europea prodotte dai Paesi sanzionisti e catturate agli abissini, oltre ad un moschetto mod. 91 in dotazione ai nostri soldati. Vi si trova anche un elmetto da parata in cuoio mod. 1937.
Sala 5: Sala dell’Impero
Vi sono esposti cimeli e ricordi della campagna in Africa Orientale (2 novembre 1935 – 5 maggio 1936), tra cui la grande bandiera issata sul palazzo imperiale del Negus, una collezione di oltre 80 fotografie d’epoca donate dal reduce d’Africa grazzanese Carlo Rappellino, due numeri del “Marc’Aurelio”, la collezione completa rilegata della “Domenica del Corriere” del 1935, alcuni omaggi donati al Maresciallo. Una memoria viene fatta anche della campagna “Oro alla Patria”, promossa dal regime fascista per controbattere alle sanzioni promulgate dalla Società delle Nazioni: è esposta una vera nuziale in metallo vile che venne consegnata ad una sposa che il 18 novembre 1935 (“giornata della Fede”) donò il proprio anello nuziale d’oro perché venisse convertito in denaro, necessario ad affrontare le spese imposte dalla guerra.
Nella vetrina centrale trova posto una uniforme da sera nera con relativa feluca e berretto rigido e un’uniforme adeguata al tempo di guerra con berretto rigido indossata da Badoglio nei primi mesi del secondo conflitto mondiale. Entrambe le divise recano i nastrini delle decorazioni, che con i fregi e i gradi militari sono ampiamente illustrati da appositi pannelli.
Corridoio al primo piano
Tratta sinteticamente della prime due campagne della Seconda guerra mondiale (Alpi occidentali e Grecia), per passare al 25 luglio 1943 (formazione del primo Governo Badoglio) e all’armistizio di Cassibile (3 settembre 1943). Un’ampia rassegna stampa riporta i diversi punti di vista sui fatti accaduti durante i “45 giorni” e dopo che venne reso noto l’armistizio (8 settembre). Si trova pure esposta la raccolta rilegata dei supplementi domenicali del “New York Times” dell’annata 1943, con le reazioni statunistensi al succedersi delle situazioni in Italia. È stata anche inserita una delle molte vignette che la propaganda della RSI produsse sul Maresciallo e su Vittorio Emanuele III, tacciati sempre di tradimento e di doppio gioco a favore delle Potenze alleate.
Sala 6: Camera da letto
Varie fotografie ed oggetti di carattere privato, relativi specialmente agli ultimi anni di vita del Maresciallo, e riguardanti la sua morte. Un’abbondante rassegna stampa e servizi fotografici illustrano i solenni funerali svoltisi in Grazzano il 4 novembre 1956.
La camera è rimasta arredata qual era nei primi anni ’50, con stile molto sobrio.
Sono ricordati anche gli illustri benefattori della Fondazione Badoglio (tra essi, Volpi di Misurata, Vittorio Cini, Gaetano Marzotto, Vittorio Necchi, Pininfarina) e la biografa del Maresciallo, Vanna Cravero Vailati. Una parte di fotografie riguardano gli ultimi anni del Maresciallo e le sue frequenti visite a Grazzano, dove incontrava i vecchi amici e gli amministratori della Fondazione: a Grazzano dimorava assistito dalla domestica Augusta Pellegrinetti e dal carabiniere autista Sebastiani.
Sala 7: Biblioteca
Raccoglie una collezione di opere scritte su Badoglio a partire dagli anni del primo dopoguerra.
Sono esposti anche volumi appartenuti al Maresciallo e di argomento storico-militare, con un piccolo fondo in lingua portoghese, raccolto durante il soggiorno brasiliano. Ospita pure i volumi offerti al Museo nel corso degli anni, tra cui una raccolta di giornali di trincea del periodo 1918-19 donata da Chiara Badoglio, pronipote del Maresciallo.
Un ricordo è fatto anche del Gen. Luigi Mondini, insigne storico militare, già Capo dell’Ufficio storico dello SME, comandante dell’Accademia Militare e della Divisione Mantova, che donò la propria vasta biblioteca specialistica al Comune di Grazzano (attualmente una parte dei volumi è conservata presso il Museo, altra parte in Municipio).
La biblioteca è aperta, su richiesta, agli studiosi.
Sala 8: Mostra permanente
Nel dicembre 2000 in una sala adiacente al Museo è stata inaugurata una mostra permanente dal titolo “L’Italia dei governi di guerra 1943-1945”, che attraverso un percorso guidato illustra con una serie di tabelloni gli avvenimenti che vanno dal luglio 1943 all’aprile 1945. La rassegna è destinata prevalentemente ai giovani e alle scolaresche e si articola su tre sezioni: “25 luglio 1943: la caduta del fascismo”, “Quando l’Italia era divisa in due”, “La cobelligeranza antinazista”. Sono esposti anche la prima pagina originale del “Corriere della Sera” del 26 luglio 1943 ed alcuni manifesti emanati dalle autorità della RSI e dalle giunte partigiane.
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