Indirizzo: Alba
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Sorge per gran parte sulla riva destra del fiume Tanaro, su una vasta conca pianeggiante circondata dalle splendide colline ricche di vigneti delle Langhe e del Roero.
La città è ricca di storia, già a partire dal Neolitico, tra il sesto ed il terzo millennio a.C. Gli archeologi Traverso, Galizio e Lo Porto rinvennero numerosi reperti che hanno testimoniato la presenza di una popolazione non più nomade, che viveva di caccia e di agricoltura, ed abitava capanne a forma circolare in un villaggio situato nella zona di borgo Piave, o raggruppate in un villaggio sulla sponda sinistra del torrente Cherasca, vicino alla confluenza con il Tanaro.
Le origini di Alba sono sicuramente preromane, probabilmente liguro/celtiche. Il toponimo Alba è infatti tipico della civiltà ligure. La città ottenne l’imprimatur romano con l’editto del console Gneo Pompeo Strabone e venne battezzata Alba Pompeia. Come municipium romano fu inserita nella IX Regio e ascritta alla tribù Camilia. I diversi ritrovamenti romani dimostrano come Alba abbia, nei primi due secoli dell’impero, a seguito dell’ascesa romana, costituito assieme a Pollenzo e Bene Vagienna un triangolo strategico e commerciale, creando strutture urbane di notevole interesse, tra i quali l’acquedotto, per convogliare le acque in città, e la rete fognaria per scaricare i reflui nel fiume Tanaro. Tutto il materiale storico sull’epoca romana è conservato presso il Museo Civico di scienze naturali e storia “Federico Eusebio”.
Lo storico Gaio Plinio Secondo descrive già l’esistenza di una tecnica agricola applicata alla viticoltura affinata ed evoluta. La città cinta all’epoca da grandi mura poligonali ospitò l’imperatore Augusto in viaggio per le Gallie e diede i natali nel 126 all’ imperatore Publio Elvio Pertinace.
Nei periodi successivi alla dominazione romana vennero ricostruite le mura medioevali: da quelle gotico-longobarde a quelle post-carolingie, alle invasioni ungaro-saracene, fino al periodo comunale in cui avvennero altre ristrutturazioni. Il perimetro urbano rimase comunque invariato fino all’epoca moderna.
La storia di Alba registra la visita di San Dalmazzo, prima del 5 dicembre 254, data del suo martirio, aiutato da San Giovanni Presbiterio nella conversione dei pagani. Anche San Frontiano, nativo di Carcassonne, compare ad Alba sul finire del III secolo: di ritorno da un pellegrinaggio a Roma si ferma ad Alba e libera una ragazza dal demonio. Il prefetto della città, stranamente infuriato, lo cattura all’uscita di Alba e lo fa decapitare. Il retaggio di una antica tradizione culturale che attribuisce a San Frontiano quale protettore dei bambini, ha portato le donne di bambini ammalati a compiere il giro della chiesa dedicata al santo per nove volte, supplicandone la guarigione.
Dopo la caduta dell’Impero Romano, nel 490 la città venne saccheggiata dai Burgundi, seguiti nel 640 dai Longobardi di Rotari e dai Franchi di Carlo Magno, che crearono le condizioni per lo sviluppo del feudalesimo. Le successive incursioni dei Saraceni impoverirono a tal punto la diocesi di Alba che si giunse a sopprimerla ed a unirla a quella di Asti e Savona.
Le mura medioevali della città rappresentavano un notevole sistema di difesa: costruite su di un basamento alto oltre due metri e con mura di mezzo metro di spessore, erano munite di contrafforti e torrioni e per tutto il loro perimetro erano circondate da un fossato. Le porte della città rispecchiavano le vie di accesso: a nord Porta Tanaro, a sud Porta San Martino, ad est Porta del Soccorso o Porta Cherasca, a sud-est Porta San Biagio ad ovest porta Castello. Ogni porta disponeva di una o due torri per il corpo di guardia e per i funzionari addetti alla riscossione dei pedaggi. Emblema dell’epoca sono le torri, per di più utilizzate a carcere. Alcune di esse a pianta quadrata, prolungano nel tempo il tipico aspetto medioevale della città. La maggior parte venne demolita nell’Ottocento, mentre quella municipale venne abbattuta nel 1864 e il materiale venne utilizzato per apportare modifiche all’edificio del Duomo.
Grazie all’espansione territoriale del comune, Alba vide il formarsi di sette Camparie e sei castelli, costruiti a formare una corona sulle colline adiacenti con funzioni prettamente di difesa. Nello stesso periodo in città vennero edificati monasteri, chiese e persino sei ospedali.
L’ospedale di San Lazzaro era stato costruito per la cura dei lebbrosi e delle malattie infettive. Un’antica donazione obbligava a lasciare ogni anno due soldi astesi, oppure uno staio di vino, ai poveri infermi. L’ospedale del Santo Spirito del Ponte si trovava vicino alla Porta Tanaro e apparteneva ai canonici agostiniani di Ferrania. L’ospedale di Sant’Antonio curava le malattie del fuoco sacro, una malattia epidemica all’epoca molto diffusa. Un quarto ospedale dedicato a San Marco, si trovava nell’attuale luogo in cui è edificato il Cottolengo. Proprietari erano i frati gerosolimitani o cavalieri dell’ordine di San Giovanni di Gerusalemme. A questo periodo risale lo stemma di Alba in cui appare con una croce rossa in campo argento.
Nel 1259 Alba si alleò con Carlo I d’Angiò, riuscendo a gestire le controversie con la vicina Asti, ma il periodo era denso di rivalità e di mancate promesse tra le famiglie guelfe e ghibelline che si contendevano il predominio sul territorio. Asti divenne “il nemico” per antonomasia, interessato a privare Alba del dominio sulla Valle del Tanaro. Nel XII secolo divenne comune ed aderì alla Lega Lombarda.
Il conflitto tra francesi e spagnoli nella prima metà del XVI secolo vide Alba come teatro di scontri sanguinosi, situazione che si aggravò con l’arrivo in città, nel 1537, di Carlo V. La storia e le cronache di quegli anni registrarono numerosi scontri tra armate rivali, con gravi conseguenze sui monumenti e le opere d’arte, oggetto di devastazioni e saccheggi. Dopo la Pace di Cateau-Cambresis del 1559, Alba venne ceduta ai Gonzaga di Mantova. Fu un periodo di pace relativa, anche se era una impresa veramente difficile rimediare alle devastazioni che avevano impoverito il territorio. Quasi non bastasse, altri danni vennero provocati da alcuni terremoti avvenuti dal 1541 al 1549. Morto Francesco IV Gonzaga Alba venne assediata da Carlo Emanuele I di Savoia che la pose sotto assedio, una prima volta il 23 aprile 1613, ma riuscì ad espugnarla solo il 1º aprile 1628, dopo alterne vicende di scontri e scaramucce con i Gonzaga.
Il Settecento vide fiorire una serie di attività letterarie ed artistiche, tra le quale spicca l’Accademia filarmonico-letteraria, creata dal canonico Odella. Tale associazione poté vantare nel corso dell’Ottocento l’adesione di personalità illustri quali Silvio Pellico e Giovanni Prati. Vennero costruiti anche nuovi edifici: l’Ospedale di San Lazzaro su disegni dell’architteto Di Robilant, la chiesa dei Santi Cosma e Damiano, ricostruita in base a un progetto del conte Carlo Emanuele Rangone di Montelupo e la chiesa di Santa Maria Maddalena su disegni del Vittone.
Alla termine del secolo la città conobbe la Rivoluzione Francese e fu una delle prime a propugnare la fede giacobina, proclamandosi repubblica e accogliendo l’entrata di Napoleone Buonaparte il 28 aprile 1796.
La ricostruzione della città dovuta alle devastazioni della Rivoluzione Francese fu iniziata da Carlo Felice che portò alla sua felice edificazione il Monastero della Maddalena, provvedendo anche alla risistemazione della via che univa Alba con Savona, passando per Cortemilia. L’urbanista e nonché architetto Giorgio Busca fu l’arteficie di tale progetto e di una serie di edifici: il Teatro Sociale, Palazzo Miroglio, Via Roma e Piazza Savona. Il Busca ricoprì anche la carica di sindaco tra il 1861 ed il 1865 e vide affermarsi la borghesia nascente, i commercianti, tecnici, professionisti che, dopo il 1848, gradualmente occuparono le cariche pubbliche, dando impulso a numerose forme di Società di Mutuo Soccorso, tra le quale quella che, fondata nel 1851 aggregava artisti ed operai.
Dopo la prima guerra mondiale e senza entusiasmo la città convisse con il Fascismo intraprendendo attività fieristiche di grande successo. Lo spirito goliardico dei giovani albesi degli anni trenta portò al sorgere di còche, gruppi di giovani ricchi di humor e di iniziativa che organizzavano pranzi, beffe e gite. Furono iniziatori, in polemica con il Palio di Asti di una competizione fra asini (Palio degli Asini). La fiera del Tartufo nata nel 1929 e le feste vendemmiali e i grandi vini contribuirono a far conoscere i prodotti della terra e ad elevare una tradizione agricola millenaria.
Alba, durante la seconda guerra mondiale fu proclamata “repubblica indipendente“. Per 23 giorni (dal 10 ottobre al 2 novembre 1944) Alba fu la prima repubblica partigiana costituitasi in Italia, ottenendo una medaglia d’oro al valor militare per l’intensa attività partigiana, raccontata dallo scrittore Beppe Fenoglio. Nel 1948 e soprattutto nel novembre 1994 violente alluvioni causate dal Tanaro e da alcuni suoi affluenti devastarono alcune zone della città.
I tartufi con le sue botteghe, la pasticceria, il vino con le sue enoteche fanno da corollario ad un centro storico ancora intimamente in stile medioevale. Per comprendere tale realtà bisogna percorrere al sabato via Maestra fino alla piazza del Duomo per godere delle grandi varietà offerte dal mercato settimanale, oppure nell’antica piazza delle Erbe. La grande fortuna di Alba è il commercio del tartufo, il suo profumo caratteristico pervade tutta la città, ma in modo particolare nella Galleria della Maddalena dove gli acquirenti provenienti da tutta Italia e non solo si lanciano in un gioco di scambi gratificanti. Il rito di contrattazione delle trifole tutto giocato sull’olfatto, sul palpeggiamento, sapendo che ogni cercatore ha battuto con pazienza numerosi sentieri sotto il chiaro di luna con la collaborazione di un cane addestrattissimo.
Il palazzo comunale
Si trova in Piazza Risorgimento, fulcro storico della città, ed è costruito su preesistenti edifici romani. All’interno, sulle pareti dello scalone principale possiamo trovare alcuni affreschi provenienti dalla Chiesa di San Domenico, tra i quali spicca una Pietà risalente a fine Trecento e una Adorazione dei Magi. Nel salone del consiglio possiamo trovare dipinti importanti: la tavola raffigurante la Vergine con il Bambino di Macrino d’Alba risalente al 1501; una pala con Madonna e Bambino tra San Giuseppe e Sant’Anna e il Concerto attribuito a Maria Preti.
Via Cavour
È una delle principali arterie del centro storico cittadino e conserva un impianto tipicamente medievale con costruzioni e porticati ricchi di atmosfera che catapultando subito con l’immaginazione i visitatori in pieno Medioevo. Si nota a sinistra sulla piccola piazza San Francesco, l’ex Palazzo del Tribunale, sede oggi dell’Istituto Magistrale, che sorge nell’antico luogo su cui venne eretta la Chiesa di San Francesco. Lungo via Cavour sono notevoli la Casaforte Riva e la Loggia dei Mercanti, che consta di tre grandi archi esterni che poggiano poco al di sotto dell’attuale piano stradale e su altre arcate minori che si intravedono nello scantinato.
Via Vittorio Emanuele
Da sempre via principale di Alba, chiamata dagli albesi anche Via Maestra inizia da Piazza Risorgimento e attraversa tutto il centro storico. È il luogo preferito per le passeggiate degli albesi e non solo, ed anche l’espressione di stili architettonici diversi, dal medioevale al liberty. Al N°11 si trova Casa Fontana caratterizzata da un fregio rinascimentale in formelle in cotto che si articola tra il primo ed il secondo piano della facciata: si possono osservare suonatori, dame e cavalieri che danzano tra ghirlande di fiori. Notevoli sono poi il Palazzo Serralunga e il Palazzo dei Conti Belli, al n. 18.
Le Torri
Alba era nota come città delle cento torri, tutte costruite nel XIV e XV secolo. Oggi ne rimangono poche (le meglio conservate sono quelle tra piazza Risorgimento e Via Cavour) e fra quelle rimaste molte sono state abbassate al livello dei tetti o incorporate negli edifici.
La chiesa di San Giovanni Battista
In questa chiesa sono conservate diverse opere d’arte tra le quali una Madonna con il bambino risalente al 1377 di Barnaba da Modena, un’ Adorazione di Macrino d’Alba del 1508 e una tavola proveniente dalla bottega del Macrino raffigurante la Vergine con il bambino tra Sant’Agostino e Santa Lucia.
Duomo
La cattedrale di Alba è situata in Piazza Risorgimento, dove domina con la sua mole imponente lo spazio pubblico. Si tratta di un rimaneggiamento ottocentesco di una preesistente architettura tardo-gotica. L’alta torre campanaria, tra le più alte costruzioni del Piemonte, contiene al suo interno l’antico campanile originario, curiosa costruzione che ha conservato internamente testimonianza dell’architettura protoromanica del XII secolo. La torre campanaria impreziosita con decorazioni ad archetti ciechi è dotata di finestre monofore e bifore. Un’altra torre, la torre Negri, si trovava di fronte alla facciata. Fu demolita nel 1867 e la sua antica posizione è segnata sulla piazza da alcuni cippi in pietra. La cattedrale albese ha subito continue ristrutturazioni nel corso dei decenni allo scopo di evitare il deterioramento e adeguarla al contesto storico dell’epoca. Al suo interno si possono osservare tre portali romanici con capitelli fogliacei e figurati risalenti, così come l’intera cattedrale al XII secolo. Sulla facciata si nota la figura di San Lorenzo, dipinta dal milanese Luigi Cocchio nel 1878 e i quattro simboli degli Evangelisti creati dal Vercellese Carlo Dusio. Nel duomo, addossata ad una colonna, quasi al centro si può osservare una pregevole acquasantiera, risalente al 1503 regalata da Urbano Serralunga. Sulla destra compare il primo degli otto altari laterali della cattedrale, quello del S.S.Crocefisso dono del Vescovo Eugenio Galletti. A partire dall’acquasantiera compaiono l’altare della Madonna, del Sacro Cuore, della Sacra Famiglia per terminare con la cappella del Santissimo Sacramento. L’icona centrale della cappella rappresenta Sant’ Elia e Sant’Eliseo in adorazione della Vergine, probabilmente dipinta o dal Cuniberti o dal Molinari di Savigliano. Il dipinto posto di fronte al piccolo coro dei vescovi rappresenta il Martirio di San Donato, risalente alla metà del XVIII, e, sulla volta il profeta Elia che, rapito su di un carro di fuoco, fa cadere il mantello in dono al profeta Eliseo. Interessanti sono i sotterranei della cappella, fatta edificare da monsignor Paolo Brizio nella metà del secolo XVII, che accolgono i resti dei vescovi albesi. Nella sacrestia si può contemplare il bassorilievo della Madonna con il Bambino, San Giovanni Battista e San Giovanni Apostolo, eseguito nel 1507 dello scultore Giovanni Lorenzo Sormani, ammirare il pregevole lavabo risalente al cinquecento dei canonici nel retrosacrestia, osservare la mensa in legno di noce del XVI secolo e le cassapanche del 1650 fatte costruire dal vescovo Brizio. Nell’aula capitolare costruita nel Settecento campeggia il bel dipinto del cremonese Giulio Campi rappresentante l’immagine di San Lorenzo diacono dinnanzi all’imperatore romano. Nella navata centrale si trovano l’altare maggiore in stile barocco e il coro ligneo, formato da ben 35 scranni intarsiati con vari elementi: ambienti urbani e città con torri. L’icona che lo sovrasta è una pala del Beaumont raffigurante San Lorenzo tra gli angeli. Sulle pareti laterali, opera del pittore Luigi Hartmann di Chiavenna, si possono ammirare quattro ampi chiaroscuri che riproducono quattro scene del Martirio di San Lorenzo e risalenti al 1871. Sulle pareri della Cripta di San Pietro si possono osservare delle lapidi funerarie ricuperate dal pavimento dai restauri del 1872. La cappella di San Teobaldo conserva un’arca sacra risalente al 1515, un altare marmoreo del 1746 e alcune lapidi commemorative. Sulle pareti si trovano alcuni dipinti a pale con la figura di San Teobaldo e altri santi protettori di Alba. Da ricordare infine gli altari dedicati a San Luca e a San Bovo. La Cattedrale è stata riaperta, dopo circa un anno di lavori, all’inizio di dicembre, per restauri della pavimentazione, dell’altare e il rifacimento dell’impianto riscaldamento. Dagli scavi sono emersi alcuni ritrovamenti archeologici, messi in risalto con grate ben visibili dall’interno ed è stata restaurata la Cappella di S. Teobaldo.
San Domenico e Santa Caterina
In Via Calissano si trova una delle torri di Alba, ora abbassata quasi al livello dei tetti adiacenti: Torre di Casa Chiarlone, con una base che appoggia a livello stradale, adornata con una porta lignea risalente al XVIII secolo. Poco oltre, sulla vicina piazzetta, troviamo la Chiesa di San Domenico, i cui restauri sono stati ripresi verso la fine degli anni settanta grazie all’interessamento della “Famija Albèisa” che l’ha riportata agli antichi splendori. La chiesa, ora sconsacrata, è spesso sede di mostre e concerti. Adiacente alla chiesa di San Domenico si trova la Chiesa di Santa Caterina, la cui edificazione in stile barocco risale al XVIII secolo; la facciata è divisa nella parte superiore in tre sezioni con lesene, archi, fregi e simboli vari. Pregevole è il portale in arenaria con architrave e volute.
Le chiese di Via Vittorio Emanuele
La chiesa di Santa Maria Maddalena e quasi di fronte la chiesa dei Santi Cosma e Damiano. La prima fu per buona parte del XVIII secolo utile al Monastero delle domenicane e fu meta di pellegrinaggi di fedeli che si recavano per visitare le spoglie della Beata Margherita di Savoia. Di pregevole fattura è il portale con 18 pannelli scolpiti in noce, il presbiterio, l’altare maggiore con sopra una cornice ovale all’interno del quale si trova il dipinto della La Maddalena e il coro della volta affrescata con scorci di prospettive architettoniche barocche. Nella chiesa quasi di fronte Santi Cosma e Damiano edificata su resti di mura romane, di origine molto antica, viene per la prima volta menzionata in documenti del XIII secolo. Nel 1760 venne completamente ricostruita dalle fondamenta in stile barocco su progetto di Carlo Emanuele Rangone di Montelupo. Durante gli scavi venne alla luce, alla profondità di circa tre metri un pavimento a mosaico bianco e nero, un medaglione in bronzo con l’effigie dell’imperatore Marco Aurelio.
San Paolo
Il Tempio di San Paolo, che sorge sull’omonima piazza, venne edificato nel 1925 su progetto dell’architetto Giuseppe Gallo ed è stato arricchito negli anni successivi da un pregevolissimo portale in bronzo fuso, opera dello scultore Narciso Cassino.
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ARRIVANDO:
circa 50 km a sud-est dal Torino, 52 km a nord-est dal suo capoluogo di provincia Cuneo, a 14 km da Bra ed a 26 km da Asti
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